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Netanyahu chiama il Papa: “A Gaza siamo vicini a un accordo”

Papa Leone XIV
Papa Leone XIV Diritti d'autore  Tiziana Fabi/AP
Diritti d'autore Tiziana Fabi/AP
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Dopo l’attacco alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia, Papa Leone XIV ha parlato con il premier israeliano. Il Pontefice chiede un cessate il fuoco immediato e denuncia il dramma umanitario nella Striscia di Gaza

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Una telefonata tesa, carica di preoccupazione, quella che si è svolta questa mattina tra Papa Leone e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il colloquio, avvenuto nella residenza papale di Castel Gandolfo, è stato sollecitato da Tel Aviv all’indomani dell’attacco dell’esercito israeliano che ha colpito la chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, provocando la morte di tre persone e numerosi feriti, alcuni in gravi condizioni.

Il primo ministro israeliano ha informato Papa Leone XIV che i negoziati per il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza sono in una fase avanzata. "Siamo vicini a un accordo", ha dichiarato nel corso del colloquio telefonico. Le parole di Netanyahu sembrano confermare i cauti segnali di ottimismo da parte israeliana mentre proseguono i colloqui in Qatar. Una fonte israeliana a conoscenza dei dettagli ha riferito all'emittente che i colloqui stanno procedendo bene. Secondo la fonte, ieri sera i mediatori hanno presentato una nuova proposta alle parti e Israele è ora in attesa della risposta di Hamas.

Secondo quanto riferito dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Papa ha espresso “profonda preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione di Gaza”, ricordando che “il prezzo più alto del conflitto è pagato da bambini, anziani e malati”.

Leone XIV ha inoltre rinnovato il suo appello per “un cessate il fuoco e la ripresa di un cammino negoziale che ponga fine alla guerra”, sottolineando l’urgenza di “proteggere i luoghi di culto e soprattutto le persone, sia in Palestina che in Israele”.

Leone XIV, eletto al soglio pontificio in un tempo segnato da crescenti tensioni globali, ha più volte alzato la voce per richiamare la coscienza internazionale. Già nei mesi scorsi, durante diversi Angelus e discorsi ufficiali, aveva denunciato le condizioni disumane nella Striscia di Gaza: “Si muore sotto le bombe e si muore per fame. È un fallimento dell’umanità intera”, aveva detto con forza.

Il Papa ha sempre posto l'accento sulla necessità di una soluzione politica e diplomatica, invitando le parti a “non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma intraprendere con coraggio la via del dialogo e della pace”.

Il suo intervento arriva in un momento di estrema tensione, con il conflitto che continua a mietere vittime tra i civili e a distruggere i simboli della fede. Il messaggio è chiaro: la guerra è una sconfitta per tutti, e la pace non può più aspettare.

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