L'amministrazione Trump ha fermato la pubblicazione online delle valutazioni climatiche nazionali, obbligatorie per legge, oscurando il sito globalchange.gov. Gli scienziati accusano la Casa Bianca di voler censurare informazioni cruciali sui rischi del cambiamento climatico
Altro passo indietro dell’amministrazione Trump sull’accesso alle valutazioni scientifiche obbligatorie per legge, che illustrano i pericoli del cambiamento climatico per il Paese e i cittadini.
All’inizio del mese, i siti web ufficiali del governo che ospitavano le Valutazioni Nazionali sul Clima, sottoposte a peer review, sono stati oscurati.
Questi siti forniscono informazioni fondamentali a governi statali e locali, oltre che al pubblico, su cosa aspettarsi dal riscaldamento globale e su come adattarsi. Dopo la decisione la Casa Bianca aveva dichiarato che sarebbe spettato alla Nasa ospitare i rapporti, in conformità con una legge del 1990 che ne richiede la pubblicazione.
La posizione della Nasa
Nonostante l’agenzia spaziale avesse confermato l’intenzione di farlo, lunedì l'Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche ha annunciato di aver interrotto i piani.
"L’Usgcrp (l’agenzia governativa che ha supervisionato e ospitato il rapporto) ha rispettato i requisiti legali presentando i suoi rapporti al Congresso. La Nasa non ha alcun obbligo legale di ospitare i dati di globalchange.gov", ha dichiarato via e-mail Bethany Stevens, portavoce della Nasa.
I dati della valutazione, o le informazioni provenienti dall’ufficio scientifico governativo che ha coordinato il lavoro, non saranno quindi disponibili sui siti della Nasa.
Il 3 luglio la Nasa aveva affermato in una nota che tutti i rapporti preesistenti sarebbero stati ospitati sul proprio sito web, garantendo la continuità delle pubblicazioni.
"Questo documento è stato scritto per il popolo americano, pagato dai contribuenti, e contiene informazioni vitali di cui abbiamo bisogno per proteggerci in un clima che cambia, come dimostrano tragicamente i disastri che continuano a verificarsi", ha dichiarato Katharine Hayhoe, climatologa della Texas Tech University, scienziata a capo di The Nature Conservancy e coautrice di diverse valutazioni climatiche nazionali passate.
Le versioni precedenti dei rapporti sono ancora consultabili nella biblioteca della National Oceanic and Atmospheric Administration, mentre l’ultimo rapporto e il suo atlante interattivo sono disponibili online.
“Trump non vuole che la gente sappia”
L’ex consigliere scientifico della Casa Bianca durante la presidenza Obama e climatologo John Holdren ha accusato l’amministrazione Trump di mentire apertamente e di aver pianificato da tempo di censurare o insabbiare i rapporti.
"La nuova posizione è il classico depistaggio dell’amministrazione Trump", ha dichiarato Holdren. "In questo caso, l’amministrazione ha offerto una modesta consolazione per placare l’indignazione iniziale causata dalla chiusura del sito globalchange.gov e dalla scomparsa delle valutazioni climatiche. Poi, due settimane più tardi, ha ritirato anche quella senza alcuna spiegazione".
"Semplicemente, non vogliono che il pubblico abbia accesso a informazioni meticolosamente raccolte e scientificamente validate su ciò che il cambiamento climatico sta già causando alla nostra agricoltura, alle foreste, alla pesca, così come alle tempeste, alle inondazioni, agli incendi e alle proprietà costiere, e su come questi danni peggioreranno in assenza di un’azione concertata", ha aggiunto Holdren.
Proprio per questo, è essenziale che governi locali, statali e cittadini abbiano accesso a questi rapporti, sottolinea Holdren: sono scritti in modo da essere "utili a chi deve comprendere cosa il cambiamento climatico sta facendo e farà a loro, ai loro cari, alle loro proprietà e al loro ambiente".
"Trump non vuole che la gente sappia", ha ribadito Holdren.
L’ultima valutazione, pubblicata nel 2023, ha evidenziato come il cambiamento climatico stia minacciando la sicurezza, la salute e i mezzi di sussistenza in ogni parte del Paese, colpendo in modo sproporzionato le comunità minoritarie, in particolare i nativi americani.